Qualche settimana fa, la musica di Hugo Wolf (1860-1903) è entrata nella mia vita. Sapevo che esisteva, un compositore del tardo Ottocento, a cavallo tra il romanticismo e l’epoca moderna, ma non avevo presenti le sue opere. È attraverso un suo lied, ‘Auf ein altes Bild’ (A un vecchio quadro) sul quale stiamo lavorando che sto scoprendo le armonie sublimi di un fine secolo straordinario. Influenzato profondamente dalla musica di Wagner che ammirava si intravedono già i suoni dell’impressionismo musicale, in particolare di Debussy (1862-1918).

Wolf nacque nel 1860 a Windischgräz, oggi Slovenj Gradec in Slovenia che all’epoca faceva parte dell’Impero austriaco, e morì a Vienna nel 1903. Molto sensibile e di reputazione difficile, lasciò la scuola all’età adolescente. Le relazioni con suo padre, con il quale aveva iniziato la sua formazione musicale a cinque anni, diventate problematiche riuscirono a convincerlo di andare a Vienna per iscriversi al conservatorio di musica nel 1875 dove diventò amico di Gustav Mahler (1860-1911) con cui condivise un appartamento per qualche tempo. Nello stesso anno incontrò Richard Wagner (1813-1883) all’Hotel Imperial di Vienna, un’esperienza che lo colpì profondamente.

Bocciato dal conservatorio nel 1877 per una lettera satirica che forse non aveva scritto sarebbe vissuto in condizioni di povertà per il resto della sua vita. Un impegno di tre mesi come direttore aiutante (“Hilfskapellmeister”) del Teatro Comunale di Salisburgo finì male e fu congedato. Erano gli amici e la sua famiglia a dargli del sostegno finanziario, ma viveva anche di lezioni private e, tra il 1884 e il 1887, delle sue critiche musicali per il giornale viennese “Wiener Salonblatt”. Il suo stile acerbo, satirico e a volte spietato causarono tante polemiche, soprattutto le sue stroncature di Johannes Brahms (1833-1897) le cui opere considerava datate e noiose. Le sue posizioni schiette gli valevano la critica pubblica dal direttore Hans Richter e dagli strumentalisti dell’Orchestra Filarmonica di Vienna durante una prova pubblica del suo poema sinfonico “Penthesilea”.

Dal 1887 si concentrò soltanto sulla composizione: si alternavano periodi di immensa produttività con quelli di una stanchezza profonda che gli impedivano non solo di comporre, ma anche di ascoltare la musica. Infatti, all’età di 18 anni si era ammalato di sifilide, malattia che sarebbe tornata effettiva nel 1897 in un primo attacco maniacale fortissimo. A un punto si credette direttore della “Wiener Hofoper” oggi la “Wiener Staatsoper”, ed invece di essere trasportato lì come voleva fu portato da un luminare specializzato in psichiatria. Nonostante il medico si rendesse conto della gravità della malattia di Wolf lo dimise come guerito nel 1898. Il compositore passò qualche mese primo sul mare adriatico poi a Traunkirchen.

Dopo un tentativo di suicidio nel lago del Traunsee (Alta Austria) chiese di essere ammesso nella clinica psichiatrica – che in effetti era un manicomio – della Bassa Austria a Vienna-Alsergrund. Morì vi dopo quattro anni di grandissima sofferenza. Fu sepolto a Vienna in una tomba onoraria della città di Vienna.

Mi sarebbe piaciuto incontrarlo per chiedergli il perché e il come delle sue scelte musicali, del suo stile tardo-romantico per capire di più l’abisso tra gli stili compositori di fine Ottocento, tra Brahms da una parte e Wagner dall’altra. La musica di entrambi mi piace molto anche se le mie preferenze sono le stesse di Hugo Wolf. La sua opera rappresenta il culmine delle possibilità del sistema tonale tradizionale e lascia già presentire gli sviluppi del primo Novecento. Credo che un’intervista con lui – certo non facile a causa del suo carattere difficile – sarebbe stata interessantissima per poter interpretare la musica di fine secolo.